LA FORMAZIONE DEL FASCISTA
• La scuola
Nel campo dell’educazione il fascismo esordì con la riforma della scuola promossa da Giovanni Gentile nel 1923, che Mussolini definì come la piùfascista delle riforme. Essa mirava a ridare dignità al ruolo di maestro e agli studi, assegnando alla scuola pubblica un’alta funzione di controllo.
I principi fondamentali della Riforma Gentile sono i seguenti:
1. la scuola è sottoposta al controllo statale, specie mediante gli esami per il passaggio da un grado di apprendimento a quello successivo;
2. viene istituito un albo professionale degli insegnanti,i quali vengono selezionati per mezzo di concorsi pubblici;
3. viene rafforzata la gerarchia all’interno degli istituti: a capo di essi vengono posti direttori (per la scuola elementare), presidi (per la scuola media), e rettori (per l’università).
L’orientamento scolastico comprende:
1. scuole primarie ed elementari;
2. scuole complementari per l’avviamento al lavoro;
3. scuole medie, distinte in tre indirizzi: istituto tecnico professionale, ginnasio/liceo classico o scientifico e istituto magistrale.
I professori antifascisti furono inesorabilmente eliminati. Il 1939 è l’anno decisivo per una seconda importante svolta scolastica: il ministro Giuseppe Bottai fa approvare dal Gran Consiglio del Fascismo la "Carta della Scuola", con la quale si stabiliscono principi, fini e metodi per la realizzazione integrale dello stato fascista che mira soprattutto alla formazione della "coscienza umana e politica delle nuove generazioni". La "Carta" attraverso le sue 19 "dichiarazioni" indica ordinamenti, insegnamenti e orari che vanno dalla scuola materna al sistema universitario e stabilisce che nell’ "ordine fascista età scolastica ed età politica coincidono". Affiancati alla scuola nascono la G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) e i G.U.F. (Gruppi Universitari Fascisti), con l’obbligo della frequenza dei "cittadini dalla prima età ai ventun’anni". Vengono istituite, accanto alla media unica, la scuola artigiana (per le campagne e i piccoli centri) e quella professionale (per le grandi città). Queste permettono ai più capaci l’accesso ai collegi fascisti, altamente militarizzati. La "Carta Bottai" tiene conto delle nuove realtà sociali; in particolare programma l’introduzione nella scuola degli strumenti di comunicazione di massa come la radio. Analizzando più specificamente il mondo della scuola, ci soffermiamo sulle materie d’insegnamento. Confrontandole con le odierne, ritroviamo materie particolari quali "Storia e cultura fascista", "Bella scrittura" e "Igiene e cura della persona", come emerge dalle pagelle di quegli anni. Per creare "l’italiano nuovo" la scuola fascista proponeva testi scolastici, quaderni, diari e pagelle in cui si esaltava il fascismo sia attraverso le immagini, strumento rapido ed efficace, che attraverso i contenuti. Prendendo ad esempio in esame il Libro della Seconda Classe Elementare, si trovano brani, filastrocche e storie in cui la vita militare e in particolare la figura del Duce e la storia del fascismo ricoprono grande spazio. Dal Libro della Terza classe emergono brani sempre più complessi sotto l’aspetto grammaticale, che hanno però lo stesso sfondo propagandistico. Passando alla Quinta Classe, risaltano per originalità problemi geometrici e aritmetici davvero singolari: calcolare la superficie complessiva delle province italiane della Libia o calcolare le bombe sganciate da un aereo da guerra per esempio. In meccanica il moto uniforme era spiegato con l’esempio del passo dell’oca. La grammatica veniva insegnata proponendo l’analisi logica di frasi come "Io ho lavorato con piacere tutto il giorno" o "I nemici si affrontano con coraggio". Le letture infine trattavano svariati temi d’attualità, come "La razza latina", "Gli ebrei", "Parla il Duce" o "L’emigrazione". L’inquadramento del tempo libero del popolo comprendeva l’organizzazione paramilitare e parascolastica conosciuta con il nome di Opera Nazionale Balilla, l'Opera Nazionale Dopolavoro e numerose agevolazioni per viaggi e svaghi collettivi e al Sabato e alla Domenica Fascista.
• Opera Nazionale Balilla
L'Opera Nazionale Balilla, anche conosciuta con l'acronimo ONB, fu un'istituzione fascista a carattere parascolastico e paramilitare. Fondata nel 1926 come ente autonomo, l'ONB confluì nella GIL (Gioventù Italiana del Littorio) a partire dal 1937.
La denominazione fu ispirata alla figura di Giovan Battista Perasso detto "Balilla", il giovane genovese che secondo la tradizione avrebbe dato inizio alla rivolta contro gli occupanti austriaci nel 1746: un'immagine di modello rivoluzionario cara al regime fascista.
Il fascismo delle origini si proponeva come un movimento di rottura rispetto allo Stato liberale giolittiano e alle sue istituzioni, compresa la scuola. In questo senso, già nel 1919, un futurista e fascista della prima ora come Filippo Tommaso Marinetti aveva proposto l'istituzione di "scuole di coraggio fisico e patriottismo" in cui "gli oramai preistorici e trogloditici corsi di greco e di latino" sarebbero stati rimpiazzati da esercitazioni modellate su quelle degli Arditi durante la Prima Guerra Mondiale: "avanzata carponi sotto un tiro radente di mitragliatrici; aspettare senza chiudere gli occhi il passaggio radente di una trave sospesa sulla testa, ecc..." Contemporaneamente, tra il 1919 e il 1922, si formarono i primi nuclei studenteschi fascisti: le Avanguardie Giovanili Fasciste e i Gruppi Universitari Fascisti.
Dopo la marcia su Roma, il nascente regime mussoliniano si pose il problema di fascistizzare la società, a partire dai più giovani: nel 1926 Mussolini diede all'ex ardito e sottosegretario all'educazione Renato Ricci il compito di "riorganizzare la gioventù dal punto di vista morale e fisico". Una legge del 3 aprile 1926 sancì così la nascita dell'ONB, che Ricci avrebbe diretto per undici anni. Complementare all'istituzione scolastica, l'ONB era "finalizzata all'assistenza e all'educazione fisica e morale della gioventù". Vi avrebbero fatto parte i giovani dagli 8 ai 18 anni, ripartiti in due sottoistituzioni: i Balilla e gli Avanguardisti. L'ONB mirava non solo all'educazione spirituale, culturale e religiosa, ma anche all'istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica. Scopo dell'ONB era infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell'educazione militare e renderli consapevoli della loro italianità e del loro ruolo di "fascisti del domani". Nel 1927 il regime fascista sciolse per legge le organizzazioni giovanili non fasciste, tra cui le associazioni scout (gli scout continuarono a svolgere le proprie attività in clandestinità e parteciparono attivamente alla lotta antifascista), ad eccezione della Gioventù Italiana Cattolica, che dovette comunque ridurre le proprie attività.
Rigidamente centralizzata, l'ONB fu sin dalla sua fondazione concepita dai fascisti come uno strumento di penetrazione nelle istituzioni scolastiche. All'ONB fu affidato l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole; presidi e insegnanti erano tenuti ad 'aprire le porte' delle strutture scolastiche alle iniziative dell'ONB e a invitare tutti gli studenti ad aderirvi. L'ONB gestiva anche corsi di formazione e orientamento professionale, corsi post-scolastici per adulti, corsi di puericultura e d'economia domestica per le donne, oltre a migliaia di scuole rurali (nel 1937 erano più di seimila).
Dopo un primo periodo sperimentale, l'ONB venne stabilmente suddivisa, per età e sesso, in vari corpi:
Corpi maschili :
• Figli della Lupa: 6-8 anni
• Balilla: 9-10 anni
• Balilla moschettiere: 11-13 anni
• Avanguardisti: 14-18 anni
Corpi femminili:
• Figlie della Lupa: 6-8 anni
• Piccole italiane: 9-13 anni
• Giovani Italiane: 14-17 anni
Un Giovane Balilla
Tra i 18 e i 22 anni i giovani entravano poi nei "Fasci Giovanili di Combattimento" e nelle "Giovani fasciste" (gruppi esterni all'ONB). Studenti universitari e delle scuole superiori erano invece tenuti ad aderire ai GUF, Gruppi Universitari Fascisti (anch'essi esterni all'ONB). Oltre ai balilla esistevano anche i marinaretti, che costituivano un'istituzione premarinara alla quale si accedeva dopo aver ottenuto il nulla osta dalla propria legione di appartenenza; ne facevano parte ragazzi dagli 8 anni in poi. A Roma, per esempio, si ritrovavano il sabato alla Caio Duilio sul lungotevere, dove esisteva un veliero a tre alberi e bompresso fissato sul cemento sul quale ci si esercitava con tanto di fiocchi, gabbie, velacci e controvelacci. La divisa era quella blu della Marina Militare.
Camicia nera, fazzoletto azzurro, pantaloni grigioverde, fascia nera, fez (il copricapo arabo mutuato dagli arditi): la divisa dei Balilla tradiva l'impostazione paramilitare (e propedeutica alla leva militare vera e propria) dell'ONB. Compagno fedele delle esercitazioni, il moschetto (in versione giocattolo per i Figli della lupa).
Oltre alle esercitazioni post-scolastiche e ai "sabati fascisti", l'Opera Nazionale mobilitava i suoi aderenti per adunate e campi scuola (come i "Campi Dux", raduni nazionali dei migliori Balilla e Avanguardisti). In queste occasioni il regime fascista dava così prova di un processo di fascistizzazione della gioventù ormai compiuto. In realtà le iscrizioni all'Opera Nazionale Balilla non superarono mai il 50% del totale dei giovani, neppure dopo il 1937, quando la Gioventù del Littorio richiese l'iscrizione obbligatoria.
"L'educazione fascista"- sosteneva Mussolini- "è morale, fisica, sociale e militare: è rivolta a creare l'uomo armonicamente completo, cioè fascista come noi vogliamo" Per formare il "carattere" era fondamentale suscitare l'emotivitàdei giovani più che il loro senso critico: "L'infanzia, come l'adolescenza... non può essere alimentata solo di concetti, di teorie, di insegnamenti astratti. Le verità che vogliamo loro insegnare devono parlare prima alla loro fantasia, al loro cuore, poi alla loro mente". All'astrattezza dell'insegnamento tradizionale si opponeva così il "valore educativo dell'azione e dell'esempio". La concezione antiscientifica e irrazionalistica della realtà propugnata dal fascismo tendeva all'interiorizzazione acritica di determinati modelli comportamentali attraverso l'attivismo collettivo, mediante il mantenimento di una costante tensione emotiva. Il giovane doveva uniformarsi all'immagine di una società dinamica, protesa verso obiettivi grandiosi; allo stesso tempo gli era richiesto di inserirsi in un rigido sistema centralizzato e gerarchico. Al vertice della gerarchia, il "Duce" era indicato come l'esempio sublime di "nuovo italiano": ne derivava pertanto un vero e proprio culto della personalità.
Perplessità suscitò una preghiera pubblicata ad uso dei Balilla:
“ Io credo nel sommo Duce, creatore delle Camicie Nere, e in Gesù Cristo suo unico protettore. Il nostro Salvatore fu concepito da buona maestra e da laborioso fabbro. Fu prode soldato, ebbe dei nemici. Discese a Roma, il terzo giorno ristabilì lo Stato. Salì all'alto ufficio. Siede alla destra del nostro Sovrano. Di là ha da venire a giudicare il bolscevismo. Credo nelle savie leggi. La comunione dei cittadini. La remissione delle pene. La resurrezione dell'Italia, la forza eterna, così sia.”
Molti pensarono che queste parole assomigliassero troppo ad una bestemmia. E la preghiera non ebbe futuro.
• Opera Nazionale Dopolavoro
L'Opera Nazionale Dopolavoro (sigla OND) è un'associazione creata nel 1925 dal regime fascista col compito di occuparsi del tempo libero dei lavoratori. Per definizione statutaria "cura l'elevazione morale e fisica del popolo, attraverso lo sport, l'escursionismo, il turismo, l'educazione artistica, la cultura popolare, l'assistenza sociale, igienica, sanitaria, ed il perfezionamento professionale". L’Opera Nazionale Dopolavoro rientrava in quel piano di massimizzazione dei costumi e delle abitudini tesa a plasmare l'uomo nuovo, avviato dal regime nel corso del ventennio: l'obiettivo era costruire stili di vita generalizzati che fossero congeniali all'opera di polarizzazione nazionale. L'OND rappresenta uno degli aspetti più caratteristici dello stato totalitario. Con l'istituzione di questo ente, infatti, il partito fascista ha avuto sempre più la possibilità di penetrare nel tessuto sociale, riducendo lo spazio di manovra delle opposizioni al regime. L'OND offriva dei servizi reali e concreti alla popolazione che così tendeva sempre meno a contestare il regime.
• Il Sabato fascista
Il 20 giugno del 1935 Benito Mussolini istituì il sabato fascista, riprendendo la già lunga tradizione del sabato inglese, aggiungendovi però connotati marziali.
Il sabato fascista interrompeva la giornata lavorativa del sabato alle ore tredici, perchè il pomeriggio venisse dedicato ad "attività di carattere addestrativo prevalentemente militare, come ad altre di carattere politico, professionale, culturale e sportivo". Spesso, per gli studenti, erano previste attività ginniche, per mantenersi in forma e per dare sfoggio della propria abilità.
Il decreto costitutivo del Sabato Fascista cercava di regolamentare la vita del cittadino anche la domenica, giornata in cui era previsto si potessero indire "soltanto manifestazioni culturali, sportive e ricreative", lasciando "completamente libera" almeno una domenica al mese.
Astenersi da queste attività poteva portare a ripercussioni da parte del regime.
I ragazzi, in divisa e inquadrati nelle organizzazioni giovanili fasciste, dovevano seguire corsi di dottrina fascista e compiere esercizi ginnici: volteggi, maneggiare il moschetto, lanciarsi attraverso cerchi di fuoco.
Le ragazze, in camicetta bianca e gonna nera, facevano roteare cerchi, clavette, bandiere e si esibivano nella corsa e nel salto.
Le attività sportive vennero regolate nel 1928 all'interno del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.