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LIANA MILLU
Liana Millu, nasce a Pisa il 21 dicembre del 1914. La madre muore quando lei ha solo due anni, mentre il padre che è ferroviere si trasferisce in Friuli e si risposa, per questo Liana venne allevata dai nonni materni. Consegue il diploma magistrale e inizia ad insegnare, coltivando la passione per il giornalismo. Nel 1938, a causa delle leggi razziali, non può più proseguire la sua carriera di insegnante e per mantenersi trova un impiego come istitutrice presso una famiglia ebraica di Firenze. Dopo l'Armistizio dell' 8 settembre 1943 entra in contatto con la Resistenza nel gruppo clandestino "Otto" che si occupa di mantenere i collegamenti tra gli Alleati e i prigionieri Inglesi e Americani, che erano riusciti ad evadere dai campi di concentramento, liberati in seguito all'Armistizio. Liana viene arrestata a Venezia; riconosciuta come ebrea viene internata nel campo di Fossoli e da qui deportata ad Auschwitz Birkenau, nel maggio del 1944. Venne trasferita a Malchow, dove lavora presso una fabbrica di armamenti. Rientra in Italia, nel mese di agosto e si stabilisce a Genova, riprendendo l'insegnamento, dove rimase per dodici anni e contemporaneamente scrisse "Il fumo di Birkenau". E' stata attiva nell'Associazione nazionale ex deportati politici, dove ha ricoperto incarichi di responsabilità e ha portato attivamente la sua testimonianza fra i giovani e nelle scuole. Senza speranze, senza amore e senza sogni decise di tentare il suicidio gettandosi sotto un treno in corsa, ma la pioggia e la voglia di vivere la sua gioventù , prevalse. Si è spenta a Genova nel febbraio del 2005. "IL FUMO DI BIRKENAU" E' il primo libro di Liana Millu pubblicato nel 1947 poco dopo il suo ritorno dalla prigionia nel campo di concentramento nazista di Auschwitz–Birkenau. In esso la documentazione si accompagna al gusto della narrazione, per questo il libro appare un'opera composta da sei brevi storie incentrate sulla vita dei lager, concepite dalla Millu ancora quando era deportata. In essa l'autrice mescola sapientemente tutte le corde della vita in Lager: la speranza, la crudeltà , l'invidia, nonchè il tema delle relazioni sessuali in campo, che è stato quasi del tutto trascurato. Questo stesso tema è strettamente connesso a quello della difficoltà di compiere delle scelte, moralmente irreprensibili una volta che si sia entrati nella realtà del lager. Il libro racchiude sei storie vere di vita vissuta di sei donne, nel campo di concentramento dov'era Liana durante la Seconda Guerra Mondiale, la vita quotidiana nel campo e i problemi delle donne. Liana è convinta che le donne abbiano resistito nei lager, in modo diverso e migliore degli uomini e che abbiano saputo resistere, non tanto grazie a virtù eroiche, ma piuttosto grazie alle virtù quotidiane. La prima storia, narra di una giovane ragazza ungherese che, nonostante la sua condizione di prigioniera, si prendeva regolarmente cura della sua persona. Il suo commando era addetto al carico di sabbia, mansione effettuata all'esterno del campo. In questo luogo, la sua Kapò , incontrava il comandante del lager maschile e, in sua compagnia trascorreva la giornata in un deposito di attrezzi. Lily, grazie alla sua abilità nel cucito, veniva spesso distolta dal duro lavoro per rammendare gli indumenti. Un giorno, mentre stava ritornando nel campo, il comandante si imbatte in Lily e affascinato da lei la importuna; proprio in quel momento la Kapò esce dalla baracca e si trova davanti al suo amante che stava corteggiando la prigioniera. Per questo motivo inizia il pestaggio nei confronti di Lily che cade a terra svenuta. Ripresi i sensi si dirige insieme al suo commando verso il campo, ma trovano una brutta sorpresa: le selezioni, che la destinano ai forni crematori. Il tutto causato dalla gelosia e dalla rabbia della Kapò . La seconda storia, racconta di una giovane ragazza, Maria, che rimasta incinta prima di entrare nel campo, riesce con delle coperte strette in vita e tanto coraggio, a nascondere per sette mesi la sua gravidanza. Un giorno però , una delle sue compagne, Adele, lo dice alla loro Kapò , spezzando così le speranze di Maria, di poter crescere il suo bambino fuori dal lager, una volta finita la guerra. Moriranno poi, entrambi dissanguati mentre le compagne di baracca si recano nel cortile per la selezione. Protagonista della terza storia è Bruna, una donna ebrea condannata a essere separata dal figlio Pinin. Tutte le volte che terminava il suo turno di lavoro e rientrava al campo, vedeva il figlio che, insieme al suo comando, doveva trasportare l'immondizia del lager. Un giorno, Bruna venne a conoscenza, che Pinin, ammalato era stato destinato al block del riposo, dopo il quale gli aspettava la morte nelle camere a gas. Madre e figlio per non essere mai più separati, si strinsero in un abbraccio correndo verso la rete ad alta tensione. Questa quarta storia parla della giovane ebrea russa Zinuchka, ricoverata nell'infermeria del campo con Liana Millu, a causa della febbre alta. Qui le prigioniere potevano riposare, ma allo stesso tempo erano spesso perseguitate dalle selezioni dei dottori, che avrebbero potuto condannarle a morte. Nonostante questo, Zinuchka scampata alle selezioni venne mandata nel comando 9, dove avrebbe rivisto il marito, anche lui prigioniero. Un giorno chiede notizie del marito, ma si presenta un altro uomo con lo stesso cognome, che le dice, che il marito è morto; disperata e ancora ammalata, la ragazza decide di non lottare più per la sua sopravvivenza. Poco dopo, conosce un uomo, Ivan, che le ricorda il marito e le fa così tornare la voglia di vivere, ma quando cerca di passare di nascosto una giacca a Ivan, viene scoperta e picchiata duramente. Finito il turno di lavoro, tornano al campo, qui dopo l'appello, Zinuchka, ormai in fin di vita sussurra a Liana Millu di prendere il suo biglietto da cinque rubli e non riesce ad aggiungere altro. Protagoniste della quinta storia sono due sorelle olandesi, che dopo aver vissuto insieme le innumerevoli atrocità del lager si separano, perchè divise da prospettive di vita differenti. Una delle sorelle, Gustine, credeva fermamente nella volontà divina ed ogni giorno era sempre più convinta che la guerra sarebbe presto finita, anche quando si ritrova prossima alla morte nell'infermeria del campo. La sorella Lotti, invece, spaventata dalla morte, decide di andare a prostituirsi nel lager di Auschwitz. Spesso Lotti, appena ne aveva la possibilità mandava alla sorella delle sigarette, che avrebbe potuto barattare con delle razioni di pane, ma Gustine non voleva più saperne della sorella e rifiutava sempre ciò che le mandava. Un giorno la Millu, si reca ad Auschwitz col suo comando, per distribuire delle coperte. Qui, dopo un allarme di attacco, si rifugia insieme ad altre compagne nell'edificio dove Lotti si prostituiva, le due che già si erano conosciute tempo addietro si ritrovano a parlare della sorella Gustine e dei loro trascorsi, finchè la Millu fu costretta a raggiungere le sue compagne per tornare al Birkenau. Nell'ultimo racconto è narrata la storia di Lise, una moglie innamorata, combattuta tra due possibili destini: mantenere fede al marito e morire di fame, oppure cedere alla tentazione di prostituirsi e disonorarsi. Lise voleva seguire la stessa strada di Rosa ed Erna, due sue compagne di baracca, ma l'amore per il marito era troppo grande. Un giorno le si presentò l'opportunità di suonare l'armonica, che tanto amava, per un giovane tedesco, ma quando il ragazzo la importuna, Lise subito si sottrae all'uomo. Alla fine, però , nonostante il disgusto che provava verso coloro che si prostituiscono, lei fa la stessa cosa, dimenticando per un istante il dispiacere che avrebbe potuto provare il marito alla notizia di questo suo “tradimento”.