PRIMO LEVI
Nato il 31 luglio del 1919 a Torino, da genitori di religione ebraica, Primo Levi si diploma nel 1937 al liceo classico Massimo D'Azeglio e si iscrive al corso di laurea in chimica presso la facoltà di Scienze dell'Università di Torino. Nel '38, con le Leggi razziali, si istituzionalizza la discriminazione contro gli Ebrei, cui è vietato l'accesso alla scuola pubblica. Levi, in regola con gli esami, ha notevoli difficoltà nella ricerca di un relatore per la sua tesi: si laurea nel 1941, a pieni voti e con lode, ma con una tesi in Fisica. Sul diploma di laurea figura la precisazione: «di razza ebraica». Comincia così la sua carriera di chimico, che lo porta a vivere a Milano, fino all'occupazione tedesca: il 13 dicembre del '43 viene catturato a Brusson e successivamente trasferito al campo di raccolta di Fossoli, vicino a Modena, dove comincia la sua odissea. Nel giro di poco tempo, infatti, il campo viene preso in gestione dai Tedeschi, che convogliano tutti i prigionieri ad Auschwitz. Egli vi rimane fino al gennaio del '45: data che nella vita di Levi segna il confine tra prima e dopo la sua esperienza nel campo di lavoro. Primo Levi diventa scrittore per necessità interiore: ancora nel campo egli spera "non di vivere e raccontare, ma di vivere per raccontare". A lui si devono alcuni dei testi più significativi sulla deportazione, tradotti e diffusi in tutto il mondo: "Se questo è un uomo" (1947), "La Tregua" (1963), "I sommersi e i salvati" (1986). E' autore anche di romanzi, racconti e poesie di varia ispirazione, ma sempre incentrati sull'uomo e sulla nostra società . Numerosi i suoi articoli su quotidiani e riviste; intensa la sua attività di testimone presso scuole, in convegni e manifestazioni. Primo Levi muore nella sua casa a Torino, sospetto suicida, l'11 aprile del 1987.
"SE QUESTO E' UN UOMO"
"Se questo è un uomo" è stato scritto da Primo Levi e racconta la sua storia, una storia uguale a quella di migliaia di prigionieri strappati come lui dalle proprie case, per essere deportati in un campo di concentramento limitrofo ad Auschwitz, chiamato "Buna", dal nome della fabbrica di gomma. Il 13 dicembre 1943, Primo è catturato dai fascisti. Essendo ebreo, oltre che partigiano, viene rinchiuso in un campo di concentramento di Fossoli da dove, pochi giorni dopo, insieme ad altri novantasei connazionali,è tradotto nel campo di concentramento "Buna", con un treno speciale nel quale viaggiano in condizioni pessime: privi di acqua, di cibo e di vestiti per ripararsi dal freddo. Dopo un lungo viaggio, l'autore arriva in campo, viene spogliato di tutti i suoi averi, i suoi capelli vengono rasati, per essere riconosciuto, i nazisti tatuano sul suo braccio il numero 174 517. La prima cosa che Levi e i compagni vedono sono due drappelli di uomini che marciano come burattini, camminando tutti allo stesso modo. Ben presto anche Primo e gli altri diventano come loro, nel tentativo di adattarsi alle leggi paradossali e, apparentemente, incomprensibili del campo; imparano anche a non fare domande e ad arrangiarsi. Subito dopo il loro arrivo, i tedeschi si misero all'opera, umiliando, facendo lavorare duramente e costringendo i prigionieri a sottostare ai loro ordini, al fine di trasformarli dagli uomini che erano a delle bestie: questo è anche uno dei motivi per cui vengono applicate Leggi che regolano la vita del lager, che sono apparentemente insulse, ma se trasgredite comportano delle severe punizioni. Si può , quindi, capire perchè l'unico modo per sopravvivere consiste nel farsi furbi, nel rubare e nel barattare ciò che si era rubato, con camicie, coltelli o qualunque altro genere di prima necessità . Ciò di cui si ha bisogno, lo si può anche comprare; la "moneta" più diffusa è il proprio rancio: un pezzo di pane raffermo e mezza razione di zuppa acquosa di patate. La poca quantità di cibo rimasta, non permette di far recuperare le energie consumate durante il lavoro, così spesso i prigionieri deperiscono e si ammalano. Ad aggravare ulteriormente la situazione, ogni tanto, ci sono le selezioni, durante le quali tre SS passano per le baracche e dopo aver osservato, per pochi secondi, il fisico dei prigionieri decidono chi debba vivere e chi morire e, spesso, capita che a morire siano persone sanissime. Sottoposto al duro lavoro, alle dure leggi, alle privazioni alimentari e al freddo invernale della Polonia, Levi, qualche volta, stremato per il lavoro o colpito da malattia, ha dei "momenti di respiro", ricoverandosi nel Ka-Be, ovvero nell'ospedale da campo. Durante il periodo che Levi passa nel campo, conosce molte persone alcune delle quali lo aiutano a sopravvivere. Levi, fortunatamente riesce a salvarsi, supera l'esame di chimica e viene scelto, per andare a lavorare nel laboratorio, dove lavorano anche alcune donne civili. Nel 1944 l'esercito russo si avvicina, tanto che, cominciano i bombardamenti sul campo. I nazisti sono costretti a fuggire portando con sè i prigionieri sani ancora in grado di camminare. Prima della fuga Levi ed altri prigionieri ricoverati a causa di malattie, vengono lasciati al campo. Così per circa dieci giorni, Levi con l'aiuto di due francesi, fa tutto il possibile per salvare sè stesso e i compagni, cucinando e combattendo contro il freddo e le malattie contagiose. Questa situazione continuograve; fino all'arrivo dell'esercito russo. Sebbene i Tedeschi perdano la guerra, riescono in uno dei loro intenti, quello di uccidere l'uomo ebreo. Vive qualche mese in un campo sovietico di transito lavorando come infermiere. In giugno inizia il suo viaggio di ritorno in Italia. Viaggio avventuroso che dura fino ad ottobre e descritto nel libro "La Tregua".