"LA MASSERIA DELLE ALLODOLE"
In questo libro l'autrice Antonia Arslan narra le vicende della sua famiglia armena che nel luglio 1915 venne massacrata dai turchi.
Gli uomini e i bambini maschi vengono trucidati, mentre per le donne armene inizia una serie di vicissitudini dolorose, segnate da umiliazioni e violenze.
È l'inizio della dispersione del popolo armeno nel mondo, che però conserverà nel cuore la nostalgia e la consapevolezza di una felicità ormai perduta.
Questo popolo è sopravvissuto grazie al coraggio delle sue donne.
Il libro inizia parlando dello zio Sempad, un uomo tranquillo, che amava la sua provincia. Egli aveva studiato farmacia a Costantinopoli e durante gli studi universitari si iscrisse ad un partito, sognando la rinascita della sua patria.
Sempad aveva un fratello, Yervant, che viveva in Italia e che sperava di poter rivedere, anche se ne era poco convinto. Yervant era andato via per sempre e i suoi figli non conoscevano nemmeno la lingua del loro padre e venivano educati in collegi italiani o tedeschi.
L'Anatolia era per loro solo una lontana favola. Sempad con la sua farmacia era considerato una persona importante per la comunità, era il custode della salute, il recapito dei giornali e dei telegrammi e lui di questo era molto orgoglioso.
Molti giovani, i più audaci, partivano verso l'Europa oppure verso l'America per fare i medici e gli architetti.
Il figlio maggiore, Suren, è un tipo taciturno, riflessivo, che sogna l'Europa ma adora suo padre e quindi non si sente di lasciarlo; sente nell'aria il male, ma ha solo quattordici anni e nessuno gli crede. Garo, il secondo genito, invece, è istintivo, sa quietare l'ansia di un popolo insicuro e inerme.
Arussiag, Henriette e Nubar sono gli altri suoi figli, quelli che sopravviveranno al genocidio.
Un altro fratello di Sempad, Zareh, anche lui medico, che vive ad Aleppo, diventerà importante in questa storia perchè il suo francese, negli anni, gli servirà per comunicare con il protettorato francese in Siria e in Libano. Egli crede di essersi distaccato dalla sua famiglia, vorrebbe assomigliare sempre di più ad un Europeo e spera di essere perdonato.
Egli salverà l'eredità, i nipoti e le fotografie della sua famiglia. I due fratelli si scrivono spesso e Sampad invita lui e la sua famiglia a trascorrere un po' di tempo con loro, quindi decide di sistemare la Masseria per accoglierli.
Nel frattempo a Costantinopoli iniziano i colloqui riservati fra il capo della polizia e i responsabili dell'Organizzazione Speciale. Non tutti sono a conoscenza del progetto: il disarmo dei soldati è avvenuto e gli ufficiali non devono avere sospetti.
Il progetto è di prelevare tutti gli uomini dalle loro case, dagli ospedali e dalle redazioni dei giornali devono essere distrutte le macchine da stampa e i libri sequestrati. La sera del 24 aprile 1915 ha inizio la grande retata. Alle famiglie viene detto che è solo una misura di sicurezza poichè c'è la guerra, nessuno però ci crede.
Si viene a sapere, da un giorno all'altro che medici, giornalisti, membri autorevoli della Comunità di Costantinopoli sono tutti scomparsi: gli armeni sono spariti.
Sempad, viene avvisato dal colonnello, ma lui decide comunque di preparare il pranzo pasquale, come da tradizione.
Il 24 maggio l'Italia entra in guerra, tutti i membri del partito sono stati allertati, gli alleati tedeschi hanno richiesto ordine e precisione, l'operazione non deve creare allarmismi, non devono essere coinvolti gli amici degli armeni e i capi delle tribù curde, per il momento, devono rimanere nascosti. Sempad decide che il posto più sicuro è la Masseria, ma purtroppo non sa che qualcuno ha fatto la spia: Nazim lo zoppo da cui si viene a conoscenza di ogni mossa degli armeni.
Gli uomini armeni vengono convocati in prefettura, ma non sono particolarmente preoccupati: c'è la guerra e probabilmente ci sarà una nuova tassa da pagare e nuovi sacrifici da affrontare. Sempad e la sua famiglia si preparano alla grande festa alla Masseria, ma la loro felicità però non dura a lungo. Poco dopo, infatti, avviene la strage di tutti gli uomini e di tutti i bambini maschi. Sampad viene decapitato e Shushanig, la moglie, si trova la testa del marito sul proprio grembo. C'è odore di morte ovunque, non c'è pietà nemmeno per i più piccoli; la banda penserà in seguito alle donne e alle ragazze. In città, le donne vengono a sapere della spedizione alla Masseria e insieme alle vedove vengono mandate lì a far chiasso, a dar fastidio e a testimoniare.
Purtroppo però nessuno ancora aveva capito la gravità e la dimensione di ciò che era accaduto, lo stesso colonnello pensava che fossero stati eliminati solamente un gruppo di armeni di cui a nessuno importava nulla e che si sarebbe potuto guadagnare qualcosa con qualche armeno ricco.
Egli decide di recarsi alla Masseria per far disarmare gli assassini che vengono accusati di insubordinazione, poi fa riaccompagnare Shushanig in città. In seguito li costringe a tirar fuori i cadaveri dalla buca, disporli in fila e chiudere loro gli occhi.
Durante la deportazione Shushanig diventerà dura e coraggiosa e sarà lei a guidare le altre donne, nessuna famiglia rivedrà più i suoi uomini, verranno tutti uccisi.
Il giorno successivo i soldati fanno preparare i carri, tutti gli armeni devono lasciare per sempre le loro abitazioni. Shushanig e le altre donne raccolgono le loro cose che potrebbero essere utili durante il lungo cammino, come ad esempio cibo, caffè e coperte.
Gli zaptiè più volte si impadroniscono del denaro e dei gioielli che le donne avevano nascosto sotto le gonne, uccidono bambini, violentano le donne e i vecchi muoiono un po' alla volta di fame e di malinconia. Ogni tanto gettavano dei pezzi di pane come fossero dei cani e qualche volta si fermavano ad una sorgente per farli bere, ma sempre dopo i cavalli. Ormai la notizia della strage alla Masseria si è diffusa rapidamente e gli zaptiè vorrebbero approfittare delle giovani armene e dei loro beni, ora che tutti gli uomini sono morti, ma giungono ordini precisi: l'operazione deve essere condotta con precisione, non si devono creare allarmi, non si devono coinvolgere in nessun modo amici degli armeni e si deve agire con ordine, senza fare troppo chiasso.
Inizia così il lungo e tormentato viaggio delle donne armene, guidate da Shushanig. Ogni giorno qualcuno muore, per la fame, per malattia o per le violenze che dovevano subire.
Durante la marcia le donne sono sempre più sporche, affamate, ammalate ma vanno avanti per i loro figli.
Esse sperano che qualcuno le noti e capisca quello che sta succedendo, per questo i soldati cercano di tenerle lontano dai villaggi, ma improvvisamente urlano e gli abitanti di Konya in quel momento si rendono conto che anche a loro toccherà la stessa sorte e quindi decidono di ospitarli e nutrirli.
Shushanig e i suoi bambini, sopravvissuti alla strage della Masseria, si salveranno grazie all'aiuto di Zareh che li terrà nascosti per un anno nella cantina della sua casa, poi riuscirà ad imbarcarli verso Venezia dove viveva Yervant, l'altro fratello di Sempad.
Dopo quel lungo e doloroso anno, Shushanig riuscì di nuovo a sorridere, ma morì di crepacuore sulla nave.
Si trovarono anche i passaporti tedeschi per il piccolo popolo di Shushanig attraverso l'aiuto di Djelal, un soldato che li aveva aiutati a fuggire e che inoltre testimoniò al processo per le stragi degli armeni nel 1919 a Costantinopoli.
Libro
Titolo: "La masseria delle allodole"
Genere: storico
Autore: Antonia Arslan
Editore: BUR
Pubblicazione: 10/2005
Film
Titolo: "La masseria delle allodole"
Anno: 2006
Nazione: Italia
Durata: 117 min
Data uscita in Italia: 23 marzo 2007
Genere: drammatico
Regia: Paolo e Vittorio Taviani