KAPO'
Il termine Kapò indica, fra il marzo 1933 ed il maggio 1945, il ruolo di un detenuto al quale la direzione del lager o del campo di sterminio nazista, in cui era stato deportato, affidava funzioni di comando sugli altri deportati. La quasi totalità dei kapos veniva scelta dai dirigenti dei lager-campi di sterminio principalmente fra i detenuti considerati criminali comuni abituali, di razza ariana. Verso il termine del conflitto, quando la necessità di manodopera qualificata per l'industria bellica tedesca si fece più pressante e il processo di sterminio subì un rallentamento, non mancarono casi di kapos ebrei. Ogni block interno al campo di concentramento o di sterminio aveva un kapo che decideva le sorti dei detenuti suoi sottomessi, con la collaborazione di una struttura gerarchica di internati privilegiati. Requisito fondamentale doveva essere la ferma adesione alla politica di gestione del campo adottata dalle SS e l'assoluta mancanza di pietà nei confronti dei detenuti. I kapos si rapportavano con le SS, le quali stilavano dei rapporti per i direttori dei lager, Hitler stesso era costantemente informato di ogni cosa. I kapos potevano essere sostituiti a piacimento dalle SS del campo, nel caso non si fossero dimostrati abbastanza "energici", ritornando a confondersi con la massa: questo lì avrebbe messi di fronte all'ostracismo e all'odio degli altri internati per la posizione di kapo precedentemente ricoperta. I kapos godevano di una maggiore quantità
di cibo: erano loro stessi spesso a razionare gli alimenti per i detenuti del proprio block, per cui decidevano liberamente quanto cibo prendere per sè e quanto destinare agli altri detenuti. Ogni kapò
poteva scegliere fra i detenuti un giovane deportato che, in cambio di alcuni privilegi, era tenuto a soddisfare ogni richiesta.