LAVORO
Alle 4 del mattino suonava il gong della sveglia e i detenuti, con imprecazioni e percosse, venivano costretti a lasciare al più presto i giacigli. I letti a tre piani andavano fatti secondo l'uso militare e ogni minima imprecisione costava cara al "colpevole". La giornata lavorativa era di 11 ore con mezz'ora di pausa per il pranzo; inoltre a causa della lontananza del luogo di lavoro, una parte dei detenuti percorreva a piedi fino a una quindicina di Km al giorno. Nella prima fase il lavoro doveva spesso essere eseguito di corsa. Le guardie SS e i sorveglianti urlavano e percuotevano senza sosta i prigionieri terrorizzati. La sera, sfiniti dal lavoro e dalle molte angherie, nel varcare al ritorno la soglia del portone d'ingresso li aspettava un ultimo sforzo: procedere in file ordinate al ritmo di marcia scandito dall'orchestra per facilitare la conta alle SS. Sempre all'ingresso venivano perquisiti e chi veniva trovato in possesso di qualsiasi cosa, fosse anche un pezzetto di rapa, era punito per "sabotaggio" e trasgressione al regolamento. Avevano poi luogo l'appello e il pasto serale finchè, intorno alle ore 21, entrava in vigore il silenzio notturno, durante il quale era vietato lasciare i blocchi. I campi di concentramento furono luoghi in cui i deportati andavano a morire. L'impiego in Germania di lavoratori stanieri, volontati, si verifica già a partire dal 1935. In preparazione della guerra, la nazione tedesca inizia in quel periodo ad avere bisogno di manodopera da impiegare nelle campagne e nelle piccole industrie. Il 29 aprile 1942 Pohl ufficializza con una circolare il carattere produttivo dei campi, ribadendo che la manodopera può essere affidata alle industrie e che deve essere sfruttata senza limiti. Propone nuove direttive a Himmler, capo della polizia, il quale nel 1943, essendo ormai gran parte degli operai maschi al fronte, decide di attingere all'unica fonte cospicua e gratuita a sua disposizione: i prigionieri dei campi. Per loro varrà la regola dell'annientamento mediante il lavoro. I prigionieri rappresentano manodopera poco produttiva, ma facilmente sostituibile. Le aziende private che desiderano servirsi di lavoro gratuito devono presentare richiesta all'ispettorato dei campi di Oranienburg, vicino a Berlino. Alcune aziende come la IG Farben, massimo cartello chimico del mondo che converte la sua produzione di coloranti in quella di gas velenosi, farmaci, fertilizzanti e prodotti chimici per lo sforzo bellico, costruiscono delle "succursali" nei campi, affinchè la produzione venga monitorata dalle SS. Altre chiedono un numero limitato di prigionieri da far lavorare fuori, nelle proprie fabbriche, e creano ad hoc dei campi minori per i propri lavoratori-detenuti.